Isola delle Rose, tra sogno e realtà
Tra il 1958 i il 1960 il bolognese Giorgio Rosa, ingegnere 40enne, istituì insieme alla moglie Gabriella la S.P.I.C. (Società Sperimentale per Iniezioni di Cemento), e con questa fece richiesta alle autorità di poter effettuare delle sperimentazioni in mare. L’idea era di costruire un telaio di tubi in acciaio trasportarlo in mare fino al punto prescelto ed installarlo. Per farlo Scelse uno specchio di mare davanti a Rimini, a circa 6,27 miglia nautiche poco meno 11,5 km dalla costa, ma fuori dalle acque territoriali italiane.
Iniziarono i primi sopralluoghi, e negli anni successivi anche tanti problemi, prima tecnici, poi finanziari, con la Capitaneria di Porto per mancate autorizzazioni e persino con la Polizia che voleva vederci chiaro. Perchè costruire un’isola artificiale fuori dalle acque territoriali italiane?
Tutto questo rallentò inevitabilmente i lavori, fino al 20 agosto 1967 quando finalmente l’isola venne aperta al pubblico. L’idea iniziale era di costruire una struttura di ben 5 piani, ma Giorgio e i suoi operai nel frattempo riuscirono a costruire solo un piano ( o poco più) di 400 mq, alto 8 metri sul livello del mare e i primi muri divisori, che iniziarono a dare forma alla struttura.
Tutto abbastanza tranquillo fino al 1° maggio 1968 quando l’isola artificiale dichiarò l’indipendenza, con Giorgio Rosa come Presidente.
Un vero e proprio governo, formato da una Presidenza del Consiglio e da cinque dipartimenti: Dipartimento Presidenza, Dipartimento Finanze Dipartimento Affari Interni Dipartimento degli Affari Esteri e Dipartimento delle Relazioni.
L’isola delle rose aveva proprio tutto , adottò come propria lingua ufficiale l’esperanto (da qui il nome Libera Teritorio de la Insulo de la Rozoj), uno stemma composto da tre rose rosse, con gambo verde fogliato, raccolte sul campo bianco di uno scudo sannitico, una bandiera e persino un inno, tratto da l’Olandese volante di Wagner. Ma non basta perchè l’isola aveva pure una moneta, che non venne mai prodotta, il Mill (che valeva circa 1 Lira) e e persino dei francobolli.
L’inizio della fine
Purtroppo però, iniziò una grande preoccupazione da parte delle forze dell’ordine italiane che disposero un pattugliamento della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto vicino alla piattaforma, impedendo a chiunque, costruttori compresi, di attraccarvi. Un vero e proprio blocco navale. Appena 55 giorni di vita e il sogno di questa micronazione era praticamente finito. I mesi successivi furono pieni di provvedimenti di demolizione, ricorsi da parte di Rosa ,udienze, colloqui con politici e servizi segreti italiani, ma purtroppo nulla riuscì a salvare l’isola.
l’11 febbraio 1969 i palombari della marina militare la minarono con dell’ esplosivo ma incredibilmente la struttura riuscì a resistere. Appena due giorni dopo, Il 13 febbraio , un’altra tonnellata di esplosivo fu piazzato sui pali della struttura e anche in questo caso l’seplosione non fece cedere la struttura dell isola. Ci pensò il mare con una burrasca,il 26 febbraio 1969, ad inabissare definitivamente l’Isola delle Rose.
Dopo anni di ricerche infruttuose al largo della costa, solo nel 2008 vengono ritrovati alcuni resti della struttura metallica e dei muri. Giorgio Rosa scomparve nel 2017, all’età di 92 anni nella sua Bologna.
Una storia incredibile, emozionante che in questi anni ha ispirato disegnatori, scrittori , musicisti e registi.
Vi consiglio di approfondire questa storia, col documentario del 2009 ISOLA DELLE ROSE – INSULO DE LA ROZOJ – LA LIBERTÀ FA PAURA di Stefano Bisulli & Roberto Naccari, il romanzo L’isola e le rose di Walter Veltroni e naturalmente, anche se non proprio corrispondente alla realtà, la miniserie netflix del 2020 L’incredibile storia dell’Isola delle Rose di Sidney Sibilla.