Il ritrovamento del relitto dell’ Endurance ed Ernest Shackleton
Il 9 marzo 2022 a 3.008 metri nel Mare di Weddell è stato ritrovato il relitto dell’ Endurance. La nave utilizzata dall’esploratore antartico britannico Ernest Shackleton per la spedizione Endurance conosciuta anche come spedizione imperiale trans-antartica. Una missione che aveva come obbiettivo attraversare dell’Antartide via terra a piedi con slitte trainate da cani per 2.900 km impiegando quindi da 3 a 4 mesi circa di viaggio.
Per raggiungere l’Antartide Shackleton e il suo equipaggio, utilizzò questo veliero a 3 alberi. Dotato di un motore a singola elica sviluppante una potenza di circa 350 CV le consentiva una velocità media di 10 nodi (circa 19 km/h). Un veliero progettato espressamente per le esplorazioni artiche. Le sue dimensioni erano di 43,9 m di lunghezza e 7,6 m di larghezza per una stazza di 320 tonnellate.
La vita tra i ghiacci perenni di questa nave fu molto breve e la missione esplorativa fallì ancora prima di iniziare.
Il 19 agosto 1915 l’Endurance, a sole 80 miglia dal continente antartico e sorpresa dal gelo, rimase intrappolata nei ghiacci del mare di Weddell. Per dieci mesi venne trascinata verso nordovest alla deriva nel pack. Il 21 novembre del 1915 la nave, non resistendo più alla costante pressione della banchisa, dopo 281 giorni dall’incagliamento, sprofondò nel ghiaccio.
Shackleton e il suo equipaggio furono costretti ad una vera lotta per la sopravvivenza. L’antartide è uno dei luoghi più inospitali della terra, a migliaia di chilometri dalle più vicine terre abitate e da chi avrebbe potuto soccorrerli. Vissero meri accampati sul pack e purtroppo non furono soccorsi da nessuno.
Dal naufragio dell’Endurance, però, riuscirono a salvare tre scialuppe di salvataggio. Con queste tutti gli uomini riuscirono a mettersi in salvo e ad arrivare all’isola Elephant nelle Shetland Meridionali. L’isola però era totalmente disabitata e anche qui nessuno poteva aiutarli.
Da qui Shackleton, con altri cinque compagni, a bordo di una delle tre scialuppe, la James Caird una piccola baleniera di sette metri, partì nel temerario tentativo di raggiungere la Georgia del Sud. A bordo avevano solo un un sestante e di un cronometro. Attraversarono uno dei mari più pericolosi e inospitali al mondo, ma incredibilmente riuscirono a percorrere 1600 km e a raggiungere Grytviken.
All’arrivo Shackleton organizzò immediatamente una spedizione di soccorso. Ci vollero molti mesi, a causa del mare ghiacciato, ma riuscì a recuperare gli uomini rimasti ad attendere sull’isola dell’Elefante. Con grande orgoglio di Shackleton, nessuno dei suoi uomini morì in Antartide.
Per 107 anni non si seppe più nulla del relitto. Fino al 9 marzo, quando la spedizione Endurance22, organizzata dal Falklands Maritime Heritage Trust, grazie a droni sottomarini è riuscita ad identificare e filmarne i resti.
Il relitto, perfettamente conservato grazie alla totale assenza di microorganismi in grado di attaccare i materiali della nave, all’ assenza di luce e ai bassissimi livelli di ossigeno, lascia senza parole. Nel rispetto del Trattato Antartico, il relitto è considerato un monumento quindi nulla è stato toccato ne verrà toccato in futuro.
Rimangono solo le immagini di questa splendida nave e i racconti di questa spedizione tanto sfortunata quanto fortunata.
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